Artist's Statement


“Una Fotografia è un segreto che parla di un segreto ” diceva Diane Arbus sulla Fotografia.

 

Ed è ciò che è per me, che utilizzo la Fotografia per conoscere me stessa  ed il mondo circostante.  È una ricerca, la mia.

Non mi interessa la fotografia come pura e mera documentazione oggettiva del  Reale o come esercizio stilistico.

 

La Fotografia, per me, deve nascere da una forte esigenza personale. Un qualcosa che urge dentro, che mi preme dire e che la Fotografia riesce perfettamente a esprimere.

Infatti  utilizzo la Fotografia come mezzo di rielaborazione del  mio vissuto;

essa  mi permette, inizialmente, di  dissociarmi dalle mie emozioni e dai sentimenti,  per poi riappropriarmene, attraverso l’atto creativo,  con maggiore consapevolezza  e con sguardo rinnovato.

Inoltre uso la tecnica del photocollage che mi permette di destrutturarmi e di ricompormi.

 

Generalmente  preferisco realizzare lavori singoli perché sono più istintivi e non necessitano così tanto tempo e preparazione come un progetto.

 

Realizzo lavori singoli (collage, dittici ,trittici), raccontando le mie emozioni , come la rabbia o un particolare stato psicologico o mentale di un certo periodo.

 

Al momento dello  scatto, mi lascio guidare dall’istinto e dall’inconscio senza alcun preconcetto.

Per me è importante lavorare in questo modo perché significa lasciarmi andare, lasciare andare la mia parte istintiva e animale che ha bisogno di esprimersi.

Per me questi lavori, essendo istintivi e molto autentici, possono essere modificati più volte fin quando non ho definito ciò che voglio dire nel modo in cui lo voglio raccontare.

 

Normalmente utilizzo un’inquadratura tutto a fuoco perché necessito della chiarezza totale della scena; bisogno che ho maturato, andando in giro per la strada a fare street photography.        

 

Utilizzo altri linguaggi come il mosso e il non a fuoco, nel caso voglia dare movimento o dare una non chiarezza di cosa fotografo o perché sono troppo vicina al soggetto .

Infatti mi piace molto una inquadratura molto più ravvicinata perché mi permette di concentrarmi su un dettaglio o su ciò che mi ha colpito quando ho visto la scena.

Generalmente utilizzo un'inquadratura molto più ampia 20 mm, dando molto spazio al contesto.

 

Uso un tempo veloce, anche se mi piace che nella fotografia si senta una riflessione, un pensiero.

 

La sensibilità dipende da cosa voglio dire; normalmente se la luce è uniforme e la scena è ben illuminata, utilizzo 200-400 iso.

Se c’è poca luce come alla sera, metto 800 iso o 1600 e la uso, nel caso lo volessi, per dare un certo tipo di interpretazione contrastata nelle foto ma generalmente uso  poco questa sensibilità.

 

Per la postproduzione delle foto uso una regolazione classica delle curve, innalzando un po’ la luce e i mezzitoni e alzando poco la saturazione ed il contrasto.

Generalmente utilizzo questo tipo di post ma dipende molto dal lavoro e dall’interpretazione che voglio dare.

 

Lavoro anche per  progetti ma in modo diverso rispetto ai lavori singoli.

Dopo aver deciso il tema, comincio a fare ricerca su come altri fotografi/artisti hanno trattato quel concetto.

In questa fase studio il loro lavoro e penso a come strutturare il mio progetto.

È solo in questo momento che penso allo scatto;

l’inquadratura è più consapevole e strutturata; decido con più attenzione  quali elementi inserire nell’inquadratura e quali no.

Dedico molto tempo allo scatto e prima di sceglierlo, penso molto bene se sto dicendo quella cosa nel modo giusto.

Anche la sequenza viene realizzata con questo criterio, rispettando i tempi , la coerenza e la coesione dello stesso.

Inoltre il progetto deve essere pensato e presentato in una certa forma piuttosto che in un'altra; generalmente preferisco autorealizzarmi  delle piccole stampe.

 

Utilizzo sia il digitale che l’analogico a seconda di cosa voglio esprimere e come.

Per lavori più istintivi utilizzo molto la fotocamera del  telefono, perché è uno strumento che mi permette di avvicinarmi più facilmente a me stessa ed al soggetto, in modo più intimo e spontaneo.

Inoltre, per me, è molto importante il concetto  di istantanea, il vedere concretamente la  foto su carta stampata  dopo poco tempo;

infatti, utilizzo molte volte la polaroid, di cui amo il formato quadrato.

Mi piace molto utilizzarlo, il formato  quadrato  perché mi dà l’idea di stabilità e armonia e mi fa pensare con più attenzione a cosa inserire nell’inquadratura.

 

Le mie foto sono a colori perché vedo il mondo a colori, sia visivamente che psicologicamente.

Le mie foto sono  dense, poetiche,  evocative, a tratti molto radicali nell’essenzialità del contenuto perché c’è questa presenza ed assenza, allo stesso tempo, del contenuto; vi è una sua densità e matericità.

 

La mia è una ricerca sulla traccia, su ciò che sta dietro alla parte visibile e percepibile. È un’ evocazione di un qualcosa d’Altro.

È anche una ricerca espressiva  delle mie emozioni e  sentimenti, della mia rabbia e del mio urlo esistenziale che, grazie alla Fotografia,  riesco a ri-conoscere e a re-interpretare.

Infatti,  scatto molti autoritratti per analizzarmi, per comprendermi  maggiormente e per accettare le diverse parti di me.

Questo perchè voglio parlare di emozioni  e sentimenti  universali, di cui tutti  facciamo esperienza  nella vita.

 

Sono interessata anche alla Natura, all’albero, all’elemento naturale perché mi permette di  ri-connettermi ed è per me una fonte di pace, benessere e di energia.


Inoltre, mi avvalgo di altri linguaggi come la video arte o la performance art come strumenti di integrazione alla mia produzione fotografica.

 

La mia fonte d’ispirazione è il quotidiano che mi fornisce idee e soluzioni nuove ed innovative.

Mi è molto d’ispirazione il mio lavoro con i bimbi, la musica, in particolare quella  salentina, il suo  ritmo, la pittura di Jackson Pollock, l’arte povera, la pittura di Antonio Dias che riflette sull’immagine e la traccia.

Dalla Fotografia prendo ispirazione dalla poesia di Rinko Kawauchi, dall'autenticità, dignità e crudezza di Nan Goldin, dall’interpretazione del bn di Mario Giacomelli, così poetico e profondo e dalla natura rappresentata da Josef Sudek in modo intimo e poetico e da Struth in modo selvaggio e ancestrale.

 

 

8 Agosto 2017

 

 

Emma Ghislanzoni