Spazio Itinerante Fotografico


Considerazioni personali sulla Fotografia                                                                                                 12/08/2017

La Fotografia è tale se è stampata, se la nostra visione del Reale viene immersa dall'inchiostro, se ha un contatto diretto con la superficie e la materia, se viene assorbita da esse.
Se diventa un qualcosa di fisico, un oggetto materico, se si può toccare, se ha completato il suo processo creativo si può parlare di Fotografia.
Se è un qualcosa di immateriale, non tangibile che non ha completato il processo creativo, allora secondo me si parla di Visione del Reale.
Visione perché io vedo qualcosa ma non è ancora materico, concreto.
Reale perché si relaziona con la realtà, con il quotidiano.
Non parlo di Immagine perché secondo me l'immagine è qualcosa d'altro.
Immagine è un qualcosa che immaginiamo, che pensiamo, che è nella nostra mente, non è ancora Materia.
Sono strati di Energia che si uniscono e con le loro differenza di luminosità formano un qualcosa di visibile.
L'immagine è una dimensione grezza, primitiva, di questo visibile.
La dimensione raffinata, per me è la Visione, in cui questa Energia, che è coscienza, quindi parliamo di vari livelli di coscienza diversi, vengono elaborati dall'Inconscio e messi ognuno al posto giusto.
Una Fotografia parte sempre dalla Visione del Reale mentre una Immagine no. 
La Visione è il risultato raffinato dell'Immagine, che confrontandosi con il Reale, diventa Visione del Reale.
Che a sua volta può diventare Fotografia.
Tutto è collegato, dobbiamo soltanto rendercene conto.


Febbraio 2017

Curno (BG )

Italy


IO SONO

Gennaio 2017

Vercurago

@GH Emma


28/01/2017

 

St(R)ati

Le mie foto sono fatte di sofferenza ma anche d’amore, passione, rabbia, divertimento, gioia e tristezza.

Un turbinio di emozioni e sentimenti !


21/01/2017

 

Oggi la Fotografia ha lavorato dentro di me.
La Fotografia fa un grande lavoro, se noi glielo permettiamo; agisce andando in profondità, smussa degli angoli, modifica quello che deve, migliora alcuni punti.
E toglie la spazzatura, lasciando pian piano, con il tempo, solo l'essenziale.
Lei agisce piano piano, aiutandoci a capire certe cose e ad accettarle (con il tempo questo). 
Questo avviene quando noi siamo pronti a recepirle queste cose :) .
è questo il suo grandissimo potere, immenso direi, il suo lavoro che svolge con tanto amore, dedizione e tanto tempo.
La Fotografia lavora dentro di noi x noi <3


The importance of recognize our own feelings in our own photographs                                                                                    26/12/2016

 

Questa è una cosa molto importante, il riconoscere le proprie emozioni, speranze, desideri, dolori, la propria sofferenza, la propria storia nei propri scatti.

Perchè permette di capirci meglio, di conoscerci meglio, di rafforzare e di utilizzare quel potere immenso e intrinseco della Fotografia. Perché la Fotografia è una cosa allo stesso tempo, morta e viva.

Morta perché la vita si ferma in quel istante stampato su un pezzo di carta, in cui tutto sarà così per sempre.

Viva perché ha la capacità di mutare, di scolorirsi, di cambiare tonalità a seconda della luce, di cambiare a seconda di chi la guarda, del nostro umore e sensibilità.

 

Una Fotografia è un qualcosa di magico, che ci rivela le cose in modo pazzesco.

La Fotografia è la nostra migliore amica,  ci dice le cose, a volte con toni più morbidi e a volte con toni più contrastati. Sta poi a noi decodificare, se vogliamo, quello che ci dice.

La Fotografia è una sorta di psicoterapeuta, che ci aiuta a trovare l'inizio e la continuazione di un groviglio di una matassa.

è nella sua natura essere una psicoterapeuta.

 

Nella sua apparente staticità fa il suo lavoro.

 

Ecco che la Fotografia pian piano scava, va in profondità.

Essa ha il potere di scegliere a chi parlare, a chi ha bisogno di esprimere certe cose e a chi ha bisogno di sentirsi dire delle cose.

Perché è la Fotografia che ci trova.

Perché Lei sa quello di cui abbiamo bisogno.

Ma noi non lo vediamo. Non ne siamo consapevoli.

Ecco perché è importantissimo, farci delle domande quando scattiamo (siamo arrabbiati, quali emozioni), lasciare passare qualche ora e poi andare a riconoscere le nostre emozioni, desideri, gioie.

 

Forse dovremmo fare tutti un buon esercizio come questo.

Decidere un soggetto, scattare 7 foto al soggetto, non guardarle per qualche ora o fino al giorno successivo.

Poi riprenderle in mano, tutte, una ad una, ricordandoci sempre quelle emozioni.

E vedere se quell'emozione, in ogni foto, c'è ancora o se è sparita, se c'è qualcosa d'altro o se c'è qualche nuova emozione o bisogno.

 

Solo così la Fotografia avrà fatto bene il suo lavoro.

 

Buona serata a tutti


Vercurago 

December 2016


Novembre 2016

Garlate


                                                          3 Dicembre 2016

 

Oggi voglio descrivere questa foto bellissima di Mario Giacomelli, contenuta nella serie "Favola verso possibili significati interiori" 1983/1984.

 

Questa foto, per me, è geniale perchè vi è una consapevolezza della vita e della fotografia pazzesca, molto alta. Mi piace molto perchè Giacomelli fa vedere il contesto, si vede che siamo all'aperto, con a dx una pianta e un palo e che c'è questa ferraglia
Bellissimo questo cielo, che fa da sfondo vero e proprio. Non è solo una figura, ma un coprotagonista ai ferri, in quanto testimonia lo sfondo immutato di una vita che passa.
Giacomelli aveva capito che la vita è talmente mutevole e così varia da sembrare un'opera d'arte astratta. 
Aveva capito che alla fine, la vita, è un immenso gioco, giocato in modo creativo e spontaneo, come un jazzista crea la sua musica.

Una musica molto materica e molto profonda, creata con la perfezione dell'improvvisazione.

 

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Favola verso possibili significati interiori (1983/84)
Diceva Mario Giacomelli: “Ognuno può vedervi ciò che vuole… io parto dai ferri, ma posso anche confonderli con altri soggetti ogni volta che guardo le immagini. Al posto dei ferri devi cercare i tuoi significati, sta alla tua immaginazione riuscire a raccontare una favola fatta di significati tuoi personali”
(Mario Giacomelli, in Mario Giacomelli di Germano Celant, Ed. Photology-Logos 2001).

Sono fotografie di ferri ritorti a formare segni astratti di forte impatto e dinamismo. In mezzo ai ferri, in questa serie compaiono anche autoritratti, lasciandosi riflettere, l’artista, in uno specchio tra le macerie e i ferri stessi. È un Giacomelli prossimo all’Informale, e non solo dal punto di vista iconografico, ma prima di tutto nel metodo e nell’organizzazione della propria creatività.

Testo preso dalla pagina Internet dell'archivio di Mario Giacomelli - http://www.archiviomariogiacomelli.it/favola/

 


6 Novembre 2016

 

Benvenuti nel mio spazio initinerante Fotografico, uno spazio che accoglierà foto, riflessioni e considerazioni personali sulla Fotografia.

Buona serata

ciaoooooo Emma